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Visualizzazione dei post da ottobre, 2012

Il bambino e l'aquilone

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Un sole in cenere e' il cielo ottobrino L'umido grigio annunciar l'acquazzone 'Pure ben stretto un vermiglio aquilone Mantiene in mano il vivace bambino Piglio sicuro ed inceder felino Tira via quasi al papa' il pantalone Finche' arrivati e calmato l'agone Fa ben volare il suo gioco velino "Tienilo basso!"il babbo gli dice. Ma ne'il foglio rosso che curva la scia Ne' il suo bambino lo ascoltano piu' Corre lo spago nel pugno felice Il bimbo saluta e con gli occhi all'insu' Apre la mano. E lo lascia andar via...

Notturno in Si

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Dagli occhi Ti scivolerei Fino alla curva In basso delle labbra. E mille sbavature di rossetto Ed altro.. Stella bagnata, Di perle Faccio il mio corpo. Disteso sul tuo viso. In gocce.

La buona azione

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Succede che il Signor O.Gufoni, alla non piu` verde eta´ di 96 anni, si accorge una mattina che di li’ a breve la sua scampagnata in questo mondo sarebbe potuta finire. Ora, e' importante capire che il Nostro Gufoni aveva, fino a quella mattina, condotto una vita del tutto aderente alla prassi che comporta l'aver superato (di 6 lunghezze) i novanta. Visite specialistiche, narcolessia, vecchi film western. Mattine passate a ciondolare tra letti e divani e programmi di cucina alla tv e parole crociate semplificate. Tutto all'insegna della piu' disarmante normalita'. Quella mattina un senso di angoscia lo aveva svegliato piu' bruscamente di una sveglia digitale. Penso' di aver mangiato troppa minestra di farro e carote la sera prima. Il televideo nel frattempo (con i caratteri zoomati del 500%) dava i programmi del pomeriggio e della sera, e poi della mattina e di nuovo del pomeriggio. Il Gufoni stacco' il crocifisso dalla parete alle sue spalle e

Come Saffo

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Saprei.. Che cerchi baceranno cerchi. Vestiti in rosa, nelle Tue valvole scrutando Me. Diventero' il tuo specchio. A cui non puoi sottrarti. Affina pure le tue armi/lingua. Ti supero in sensualita' e divengo Donna. Sarà un baratto. Fessura per fessura... Il tuo Segreto per il Mio.

Grigio

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"Svegliati!... Ti prego Luca svegliati! Cazzo! Cazzo!". La schiena di Luca era scivolata dal muro lasciandolo quasi completamente sdraiato a terra. Elena strizzò gli occhi che le bruciavano e tirò su col naso senza smettere di fissare il marito; dalla ferita alla tempia usciva ancora sangue, sicuramente aveva subito un colpo più forte di quello che era toccato a lei. Provò istintivamente ad alzare la mano per toccarsi la testa ma le corde attorno alle braccia le impedivano quasi ogni movimento. "Luca!!", urlò ancora. Il gattaio ricevette l'ordine in quel preciso istante. Prese il rotolo di nastro adesivo dalla mensola e serrò la presa sul coltello da "pane" che stringeva nella mano destra; poi le si avvicinò lentamente ciondolando da una parte all'altra come i pistoleri nei vecchi film western. Elena si voltò di scatto. Quando fu a un passo da lei alzò il braccio e le infilò la lama tra i capelli mentre con l'altra strappava un pezzo di nas