Avessi potuto, Te lo avrei detto, che capita di percepirsi, sotto la pelle. Che le parole sono accessori, Che ci si può guardare con la pancia, con le terminazioni nervose. Te lo avrei scritto su un pezzo di carta, di quelli strappati, dai contorni irregolari. Ti avrei baciato sulla bocca i segreti che conosco. I passaggi chimici, quelli che non succedono mai e che sono successi stavolta. Se avessi potuto avrei passato le dita, aperte, sui capelli che non ci hanno creduto. Sul collo che non ha tentato, Sul petto che non ha seguito il verso. Questo. Potendo...
Ce l'ho ancora nel portafoglio, la foto. Sono passati ventisei anni e le macerie ci sono ancora. Non nelle strade, a quelle hanno pensato. Le macerie sono dentro le persone. Appena ho potuto sono andato via, in Europa. La speranza per me ha la forma delle mani. Qualcosa che ti prende e dal basso ti porta in alto, dal buio alla luce. E c'è la fede. L'ho cercata da sempre, da bambino, poi da adolescente. L'ho cercata nei testi sacri, nei Veda, nel Buddha, nel Corano. Poi ho capito che in realtà è tutto in questa foto, che lascerò ai miei figli, e chiederò loro di lasciarla ai propri. In questa foto c'è il mistero della mia vita. Il miracolo assurdo della mia sopravvivenza. E c'è anche la fede. Perché io l'ho trovata lì, in quelle mani a coppa, in quelle persone. E allora è una religione senza libri la mia. Perché credo nelle persone. Mi chiamo Āśā, che in Hindi significa Speranza. E sono io quel bambino salvato dal terremoto.
Annamaria ci passa davanti e cerca di non fermarsi a guardare. Non può, non riesce. Sono passati quasi quarant'anni ma sembrano cento. Eppure è lei. Era lei. Torna indietro di qualche passo. Marcello, il libraio, non ha voluto toglierlo quel poster. Lo ha fatto per lei, ma Annamaria non lo sa. Per costringerla a ricordare, ogni volta che lo vede. Una vendetta che è la spina di una rosa rossa. L'amava, lui, di un amore semplice e complicato. Gli anni appannano il cuore come l'umidità sul parabrezza di una macchina. Lui ha i suoi libri adesso. Loro soltanto. Annamaria si tocca il viso. Come se la ruggine di quelle grate ce l'avesse addosso. E quelle grate, quella ruggine e quelle rughe intrappolano lei quando era al suo massimo splendore. Fece più di cinquanta repliche. E ogni volta era un mazzo di fiori. Lei, l'attrice principale. Più bella di Ofelia. La scena del bacio Marcello non la vedeva mai. Si tappava gli occhi e poi li riapriva. Era stato a tutte le replic...
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