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Visualizzazione dei post da gennaio, 2015

L'amico a cui non serve parlare

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Perché l'amore, come lo intende lui, non ha bisogno di parole. Mi insegna qualcosa ogni giorno.  Come dirmelo con gli occhi, ad esempio. Tante cose si possono dire guardandosi. Ed io lo so tutte le volte. Lo capisco ogni volta di più. Mi insegna a capire quando ha bisogno di me e capisce quando ne ho io di lui. Ascolta. Senza giudicare, senza rimproveri ne pregiudizi. Amore puro. Per tutta la sua vita. O per tutta la mia. Accosta il suo corpo al mio perché sa che il calore è affetto primordiale. Libero dalle ipocrisie e dalle incomprensioni. Contatto. E basta. Senza spiegare perché. Senza esitare. Lo fa e me lo insegna. Mi insegna come si fa a stare semplicemente con se stessi. Come non possedere nulla, e non volere nulla oltre al sostentamento per sopravvivere.  Come si fa a contemplare. Ad essere felici per le cose semplici. A guardare fuori. A guardare il cielo e le piante e gli uomini e gli animali. Mi insegna a ringraziare. Perché me lo dice, senza bisogno di dirlo: Grazie per

Rimpianto

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Forse c'eri e non ti ho vista. Cieco. Chiamarmi per nome, in un silenzio perfetto  che ho rotto per sempre. Hai forse sorriso, svanendo nell'alba di un cielo ignorante.

Tra le righe

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Nelle virgole sento L'umido delle Tue labbra E lingua. Negli infiniti vorrei Dei punti.  Sospesi...

Piacere

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Primo meriggio Scalzo, nel mio giardino  Leggo Neruda

Il rifugio. Protesta o debolezza?

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Periodicamente mi succede di rileggere i racconti di Edgar Allan Poe. Questo perché la mia passione per la scrittura la devo molto al maestro di Boston che ho iniziato a leggere da piccolo. Ora, mi è capitato oggi di sfogliare le pagine del suo racconto: La maschera della morte rossa scritto nel 1842, e leggerlo oggi mi ha portato ad una riflessione che vorrei condividere. In sintesi nel racconto si parla di un signorotto che organizza una festa nella sua tenuta contornandosi dei suoi amici e cortigiani per sfuggire ad una mortale pestilenza. Che poi ovviamente riuscirà comunque ad entrare e contagiare tutti. Ecco, la trovo una interessante metafora di quello che è il mio sentimento, da profondo amante della letteratura, nei confronti della società odierna anche alla luce degli ultimi fatti di cronaca e politica. Non ne vado particolarmente fiero ed anzi è una cosa sulla quale devo ancora riflettere bene. Tuttavia mi sento mosso da un desiderio ineluttabile di rifugiarmi nelle lettere.

Riflessione sulla poesia

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  Oggi mentre leggevo beatamente un vecchio libro di poesie di Pasternak (mi succede di ripescare libri sepolti da altri in casa), mi sono dovuto fermare a riflettere su cosa significhi per me la poesia e in cosa si differenzia dalla letteratura (o narrativa per essere precisi). Ora, per capire meglio il mio punto di vista devo precisare che mi cimento (ci provo almeno) in entrambe le forme di espressione. Diciamo che la poesia, o meglio quella che io intendevo per poesia, è stata la mia prima forma di scrittura. Ritenevo più Vera la forma del verso poetico per rendere più chiaro quello che avevo dentro e quello che volevo trasmettere. In seguito il mio amore per le Storie mi ha portato verso il racconto e la prosa. Ad oggi, in attesa che l'evoluzione dei miei mezzi espressivi mi portino finalmente a coronare il mio sogno (scrivere un romanzo), posso dire quanto segue. La poesia è più alta. Indipendentemente dal genere e dalla forma poetica: in rima, amorosa, introspettiva ecc, la

Labbra

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La Labbra E petali  Schiudono Su gambi di fiori di carne E scivolano Fino alla radice E poi di nuovo sopra Alla corolla aperta Che s'apre  Sfinita Colando pistilli bagnati. Su te...

Collezionare segnalibri

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Questa cosa di collezionare segnalibri mi è venuta in mente da poco. Ci sono motivi "pratici": - Non ne ho mai abbastanza  - Mi piacciono esteticamente  E motivi personali che sono, di fatto, il motivo di questo post. Tutto ha a che fare con l'azione di accarezzare. In sostanza mi succede di accarezzare le pagine dei libri man mano che li sfoglio. Un gesto che ha molta attinenza con la tenerezza e il rispetto. Adoro spillare la nuova pagina con due dita e poi sentirla frusciare sul palmo della mia mano. Spesso prima di avanzare di pagina ci passo sopra anche col dorso della mano, quasi a lisciare il foglio scritto. È il mio modo per ringraziare le parole. Da qui' l'idea dei segnalibri. Quando depongo un libro non ancora finito il gesto che ho descritto prima dell'accarezzare si intensifica (perché so di smettere di leggere per quella parte di giornata). È a quel punto che appongo il segnalibro. Ora, essendoci una infinita varietà di libri e stili e generi lett