Fare poesia

Fare poesia è scavare. Fino a quando non trovi la tua acqua personale. Fino a quando le mani non ti sanguinano.
Fare poesia è usare quell'acqua e quel sangue come fossero creta.
E modellare parole. 
Fare poesia è fermare gli istanti. Renderli eterni abbastanza da comporli in un mosaico perfetto. Colorarli poi di rosso coi sorrisi o nero con la rabbia.
Fare poesia è non temere le proprie lacrime. Diventarne amico e lasciarle splendere sui palmi.
Fare poesia è tenere in equilibrio su un dito tutte le sofferenze di una vita. 
È bagnarsi del proprio inchiostro, è chiudere gli occhi e riaprirli e morire e nascere ogni volta.
Fare poesia è sporcarsi di mondo. E poi lavarsi di musica.
Fare poesia è celebrare tutti i brividi che ti attraversano il corpo.
Quelli dolorosi.
Quelli piacevoli.
Quelli eccitanti.
Tutti.
Fare poesia è guardare la propria anima con un microscopio fatto di petali di camelia.
E poi trascriverla, quell'anima, con tutto quello che c'è dentro.
E non c'è modo migliore di farlo.
Che fare poesia.


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