Rughe

Annamaria ci passa davanti e cerca di non fermarsi a guardare.
Non può, non riesce. 
Sono passati quasi quarant'anni ma sembrano cento.
Eppure è lei. Era lei.
Torna indietro di qualche passo.
Marcello, il libraio, non ha voluto toglierlo quel poster. 
Lo ha fatto per lei, ma Annamaria non lo sa.
Per costringerla a ricordare, ogni volta che lo vede. Una vendetta che è la spina di una rosa rossa.
L'amava, lui, di un amore semplice e complicato. 
Gli anni appannano il cuore come l'umidità sul parabrezza di una macchina.
Lui ha i suoi libri adesso. Loro soltanto.
Annamaria si tocca il viso.
Come se la ruggine di quelle grate ce l'avesse addosso.
E quelle grate, quella ruggine e quelle rughe intrappolano lei quando era al suo massimo splendore.
Fece più di cinquanta repliche. E ogni volta era un mazzo di fiori.
Lei, l'attrice principale. Più bella di Ofelia.
La scena del bacio Marcello non la vedeva mai. Si tappava gli occhi e poi li riapriva.
Era stato a tutte le repliche, tutte e cinquanta. Anche se non aveva soldi e rimaneva indietro.
Annamaria lo vedeva lo stesso.
Ma le luci del palcoscenico l'avevano accecata.
Sposò un impresario.
Diceva che l'avrebbe portata a Parigi. E la sera a letto facevano l'amore ascoltando Aznavour.
Poi il giorno la tradiva con le ballerine e lei dovette imparare a fingere di non sapere.
Durò per vent'anni.
Niente Parigi, solo piccoli teatrini di periferia. E alcool e puttane.
Poi le rughe.
Il marito mori' d'infarto mentre si scopava una soubrette dietro le quinte.
Ormai Annamaria gli spettacoli li vedeva dalla platea. Lei no, non aveva più la giovinezza per recitare, ne' per amare. Lui gliel'aveva rubata.
Marcello quando aveva saputo del matrimonio non aveva più messo piede a teatro. Spolverava libri che si impolveravano di nuovo. All'infinito.
Ora lei era lì.
A guardare il manifesto e a pensare guarda questo vecchio testone, quando si deciderà a buttarlo?
Le rughe. Le grate.
La mattina dopo il libraio aprí il cancello.
Lui la ruggine non la vedeva.
Vedeva solo lei. E lei era Ofelia e lo sarebbe stata sempre.


Commenti

Anonimo ha detto…
Questa foto porta con sé la consapevolezza della perdita di qualcosa di importante, ogni cosa parla di ciò che è stato con la stessa forza con cui le tue parole lottano per ridare loro la dignità della passione..
Simone Delos ha detto…
Ti ringrazio.
Il manifesto "parlava" a voce bassa. Io gli ho semplicemente dato un microfono per raccontare la sua storia.

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